Covid-19: come proteggere i soggetti fragili con vaccini e antivirali

Infettivologi e virologi riuniti a Napoli lanciano un appello per la prevenzione e la terapia delle forme gravi di Covid-19

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Roberto Parrella, Vicepresidente SIMIT

Il Covid-19 è cambiato dalle precedenti fasi della pandemia, ma bisogna ancora mantenere alta la guardia. I soggetti fragili, come anziani, immunocompromessi, malati cronici, sono ancora a rischio di ospedalizzazione e di forme gravi della malattia: per questo è fondamentale che in questa fase si sottopongano alla campagna vaccinale aggiornata alle recenti varianti e che, sulla base delle indicazioni dei medici di famiglia, utilizzino i farmaci antivirali disponibili. Da qui l’appello lanciato dalle decine di infettivologi e virologi di tutta Italia riuniti per due giorni a Napoli nel “VII Workshop Nazionale Hot Topics in infettivologia”, patrocinato dagli Ospedali dei Colli e dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT.

VACCINI E ANTIVIRALI UTILI ANCHE CONTRO IL LONG COVID – Come indicato dalle circolari della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute del 14 agosto e del 27 settembre, obiettivo è prevenire la mortalità, le ospedalizzazioni e le forme gravi di COVID-19 nelle persone anziane o con elevata fragilità, proteggere le donne in gravidanza e gli operatori sanitari.

“Il Covid resta un rischio reale per le persone fragili, per le quali il richiamo vaccinale è assolutamente consigliato, visto anche che si tratta di vaccini aggiornati alle più recenti varianti – sottolinea Roberto Parrella, Vicepresidente SIMIT e membro del Comitato Scientifico del Workshop – Questi primi giorni della nuova campagna vaccinale non riportano dati incoraggianti, anche se si tratta di un dato altamente provvisorio e con ancora ampie potenzialità. Numerose relazioni sono intervenute anche sull’importanza della profilassi pre-esposizione nei pazienti fragili e della terapia antivirale, che ancora non è utilizzata adeguatamente. Serve dunque un’interazione maggiore con i Medici di Medicina Generale, che rivestono un ruolo strategico in quanto possono prescrivere i trattamenti opportuni per i pazienti che ne abbiano necessità. In questo quadro, anche gli anticorpi monoclonali mantengono la loro utilità. Tuttavia, i dati a disposizione dimostrano che c’è un sottoutilizzo sia dei farmaci antivirali che degli anticorpi monoclonali, che potrebbero permettere una maggiore prevenzione e un’interruzione del decorso negativo della malattia, riducendo ospedalizzazioni e outcome negativi. Inoltre, vari studi rivelano come antivirali e vaccini contribuiscano anche nella prevenzione del Long Covid e delle problematiche ad esso legate”.

GERMI RESISTENTI, EPATITI E HIV TRA LE ALTRE EMERGENZE INFETTIVOLOGICHE – Oltre al Covid, il workshop ha dedicato diverse sessioni ad altre emergenze infettivologiche. Sono stati analizzati i più innovativi percorsi terapeutici sull’HIV, che permettono di migliorare nettamente la qualità di vita, ma pongono nuove sfide e la necessità di utilizzare strategie personalizzate. Grande attenzione per le epatiti, con l’esigenza di far emergere il sommerso dell’Epatite C per avviare i pazienti al trattamento grazie ai farmaci antivirali in grado di eradicare definitivamente il virus in poche settimane. Lo sguardo si è allargato anche alle novità diagnostiche e terapeutiche per HBV e HDV. Un tema di fondamentale importanza è stato quello dell’antimicrobico resistenza e delle infezioni correlate all’assistenza, considerati dall’OMS una delle priorità di sanità pubblica per l’imminente futuro, considerando in particolare il gruppo “ESCAPE”, ovvero Enterobacteriaciae ESBL/carbenepemasi produttrici, Staphylococcus aureus meticillina resistente, Clostridioides difficile, Acinetobacter baumannii complex, Pseudomonas aeruginosa e Enterococcus species vancomicina resistenti.

“Alcuni studi hanno rilevato la possibilità di evitare le infezioni correlate all’assistenza per una cifra che può oscillare tra il 35 e il 55% se fossero prese adeguate contromisure di infection control e antimicrobial stewardship – ha evidenziato Roberto Parrella – Queste infezioni possono interessare anche il sito chirurgico: il 33% di sottoposti a intervento chirurgico può incorrere in un’infezione. Diventa pertanto indispensabile impegnarsi su questo. Un supporto potrà giungere dalla tecnologia: machine learning e Intelligenza Artificiale con i loro algoritmi potranno offrire vantaggi in ambito diagnostico e terapeutico per affrontare queste infezioni e la crescente multi resistenza dei germi”.

FONTE: Studio Diessecom (Salvo Cagnazzo).