D-serina, l’aminoacido che ritarda l’insorgenza del Parkinson

Uno studio italiano scopre una correlazione tra i livelli di D-serina nel sangue e l’età di esordio della malattia neurodegenerativa

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Usiello Group – da sx Amber Hassam, Raffaella Di Vito, Tommaso Nuzzo, Alessandro Usiello, Francesco Errico, Anna Di Maio, Elena Maria Truppa, Isar Yahyavi

Un team di ricercatori interamente italiano, composto da neuroscienziati, biochimici e neurologi del centro di ricerca CEINGE Biotecnologie Avanzate Franco Salvatore, dell’Università Vanvitelli, dell’Università di Pavia e dell’IRCSS Mondino, ha messo in evidenza l’esistenza una nuova traccia neurochimica che correla i livelli sanguigni dell’aminoacido atipico D-serina con la malattia di Parkinson.

In particolare, lo studio ha evidenziato che i pazienti con elevate concentrazioni nel sangue di D-serina hanno un esordio dei sintomi più tardivo rispetto ai pazienti con bassi livelli di D-serina, suggerendo un possibile effetto neuroprotettivo del D-amino acido sull’insorgenza della malattia. Inoltre, i ricercatori hanno trovato livelli di D-serina aumentati in pazienti di sesso femminile, mentre non hanno riscontrato differenze tra maschi affetti e rispettivi casi controllo. Questa scoperta apre nuovi scenari di applicazione della cosiddetta “medicina di genere” nell’ambito della malattia di Parkinson. I ricercatori sono già al lavoro per studiare se le alterazioni del metabolismo della D-serina possono essere legate allo stress ossidativo, anch’esso implicato, come rilevato da precedenti studi, nella patogenesi della malattia di Parkinson.

I risultati della ricerca, condotta da Alessandro Usiello, Direttore del Laboratorio di Neuroscienze Traslazionali del CEINGE e professore di Biochimica Clinica dell’Università Vanvitelli, dalla professoressa Enza Maria Valente, responsabile del Centro di Ricerca in Neurogenetica della Fondazione Mondino di Pavia e dal dottor Alberto Imarisio, neurologo e dottorando presso l’Università di Pavia, sono stati pubblicati sulla nota rivista internazionale di settore Neurobiology of Disease.

«Si tratta di uno studio preliminare – conclude il professor Usiello – che potremo approfondire su casistiche di pazienti più ampie».

La ricerca è stata supportata dalla Fondazione CARIPLO e dal progetto MNESYS (PE0000006) finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), Piano Nazionale di Recupero e Resilienza (PNR).

FONTE: Ufficio Stampa e Comunicazione CEINGE (Dott.ssa Alessandra Buono).