Allarme sul rischio di ipotensione

Sanità: l'allarme è degli esperti sul rischio di ipotensione durante interventi chirurgici ad alto rischi

In Europa ogni anno 2,4 milioni di pazienti si sottopongono a interventi chirurgici ad alto rischio e si stima che di questi, quasi il 17 per cento – 1 su 6 – sviluppi una o più complicanze post-operatorie. Stime riportano in 192.000 le morti annue nei 30 giorni successivi all’intervento.

Pubblicato il rapporto dell’ImProVe Think Tank che chiede un migliore monitoraggio peri-operatorio dei pazienti attraverso le tecnologie innovative e ne sottolinea l’importanza al fine di ottimizzarne la sicurezza.

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Foto di Sasin Tipchai da Pixabay

MILANO – Pubblicato, e disponibile anche in italiano sul sito www.improvethinktank.org, il rapporto ”Miglioramento della sicurezza del paziente: l’importanza dell’assistenza peri-operatoria e il monitoraggio efficace” redatto da ImPrOve (Improving Patient Outcomes) Think Tank, gruppo paneuropeo formato da anestesisti, chirurghi e rappresentanti delle organizzazioni di tutela dei diritti dei pazienti, impegnato nella sensibilizzazione del mondo scientifico e delle Istituzioni sul tema delle complicanze post-operatorie e nel miglioramento della sicurezza degli interventi ad alto rischio. Il tasso di mortalità legato a queste complicanze è, infatti, molto elevato, nei primi 30 giorni dopo un intervento ad alto rischio, e il Think Tank ImPrOve evidenzia come sia particolarmente pericolosa l’ipotensione intra-operatoria (IOH, IntraOperative Hypotension) se non efficacemente monitorata.

Nel rapporto si chiede di garantire l’attuazione e l’aderenza alle linee guida europee sul monitoraggio emodinamico durante gli interventi chirurgici, specialmente se ad alto rischio, migliorando la formazione per i medici, assicurando fonti di finanziamento agli ospedali per investire in tecnologie innovative di monitoraggio emodinamico in grado anche di rilevare dati fondamentali per elaborare strategie d’intervento nelle politiche sanitarie che migliorino la sicurezza per i pazienti, coinvolgendo questi ultimi nel processo decisionale.

In Europa ogni anno 2,4 milioni di pazienti si sottopongono a interventi chirurgici ad alto rischio1,2 e in uno studio internazionale su oltre 44.000 pazienti, anche italiani, quasi il 17 per cento – 1 su 6 – ha sviluppato una o più complicanze post-operatorie3. Dati provenienti dal Regno Unito suggeriscono, inoltre, che l’80 per cento delle morti post-operatorie si verifica nella sottocategoria dei pazienti ad alto rischio che rappresenta il 10% del totale. Riparametrando questa tendenza in ambito europeo, il rapporto stima che siano 192.000 i pazienti che muoiono annualmente nei 30 giorni successivi all’intervento chirurgico.

L’instabilità emodinamica. che si manifesta come cali della pressione arteriosa ed è nota come ipotensione intraoperatoria (IOH, IntraOperative Hypotension), è una condizione tutt’altro che rara in sala operatoria 4,5 poiché è una complicazione ricorrente degli interventi ad alto rischio ed è inoltre un importante fattore di rischio per mortalità post-operatoria: per questo, secondo Marco di Eusanio, Direttore Medico, SOD Cardiochirurgia, Centro Cardiovascolare Lancisi, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Ospedali Riuniti, Ancona e membro dell’ImPrOve Think Tank, «Una tecnologia di monitoraggio emodinamico dovrebbe essere presente in ogni sala operatoria, per essere utilizzata per tutte le procedure ad alto rischio. Una caduta della pressione arteriosa media (MAP) a valori inferiori di 60-70 mmHg è legata a gravi complicanze post-operatorie, quali lesioni miocardiche, lesioni acute del rene (AKI) e aumento della mortalità.6,7 Se la pressione arteriosa venisse efficacemente monitorata, si potrebbero evitare queste complicanze e l’esito post-operatorio cambierebbe in modo significativo».

«Negli ultimi anni», sostiene Franco Valenza, anestesista presso Fondazione IRRCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano e membro dell’ImPrOve Think Tank, «gli investimenti nelle tecnologie e nella formazione professionale hanno spesso risentito di tagli nel budget, fenomeno che si è acuito durante la pandemia da COVID-19. L’agenda dell’ImPrOve Think Tank si propone dunque di sensibilizzare medici, pazienti e Istituzioni per ampliare la formazione dei medici, garantendo l’aderenza e l’attuazione delle nuove linee guida europee sul monitoraggio emodinamico durante gli interventi chirurgici, andando a coinvolgere sempre più i pazienti in un dialogo sui rischi che l’ipotensione intra-operatoria può arrecare».

«Spesso, infatti», commenta Luciana Valente, Responsabile delle relazioni internazionali della SIHA, Senior International Health Association e membro dell’ImPrOve Think Tank «i pazienti non sono consapevoli dei rischi derivanti dal mancato utilizzo di una tecnologia di monitoraggio digitale innovativa; quindi, potrebbero non chiedere la migliore gestione peri-operatoria e più un paziente è coinvolto in una procedura, migliori saranno i risultati, a partire da un chiaro e trasparente dialogo sulla gestione del rischio, tra il team medico, il paziente e la famiglia».

Per ulteriori informazioni e per scaricare il rapporto in italiano: www.improvethinktank.org

FONTE: Ufficio Stampa HealthCom Consulting (Carlotta Freri).