Sul vaccino per i bambini l’appello dei pediatri del Lazio

Approccio comune per non confondere genitori

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Foto di torstensimon da Pixabay

ROMA – “Avviare un confronto attivo tra tutti i pediatri del Lazio, in modo da condividere pienamente l’esperienza della vaccinazione anti Covid-19 nei bambini tra 5 e 11 anni. In questa difficile campagna, infatti, la figura del pediatra può dare il massimo contributo”. E’ stato questo l’obiettivo della tavola rotonda online organizzata dalle sezioni regionali della Società italiana di pediatria (Sip) e della Società italiana di neonatologia (Sin).
Un appuntamento che ha visto confrontarsi pediatri ospedalieri, pediatri di libera scelta e specializzandi per approfondire gli aspetti e le difficoltà della vaccinazione pediatrica e condividere una linea comune di dialogo con le famiglie all’insegna di un unico obiettivo: il bene del bambino. “La pandemia ha unito moltissimo noi pediatri- ha sottolineato Elisabetta Cortis, presidente Sip Lazio- ed eventi come questo dimostrano la disponibilità a cercare collaborazione e condivisione per fare in modo che tutte le mamme e tutti i papà abbiano risposte coerenti e chiare che evitino possibili momenti di confusione”.
“Siamo tutti convinti dell’utilità del vaccino- ha sottolineato Ambrogio Di Paolo, presidente Sin Lazio- anche per proteggere i bambini sotto i 5 anni che ancora non possono essere vaccinati. Bisogna infatti ricordare- ha detto- la pericolosità e la diffusione dell’infezione in ambito familiare, è dunque importante evitare che i bambini più grandi infettino quelli piccoli”.
“È fondamentale l’impegno in prima persona di tutti i pediatri- ha sottolineato poi Alberto Villani, past president Sip- e ai genitori che hanno dubbi e preferiscono aspettare, dobbiamo rispondere: prima vaccinate, prima proteggete. Non possiamo, infatti, predire quale bambino andrà incontro a una forma grave di malattia e quale andrà addirittura incontro al decesso. Ogni singolo bambino deve essere protetto perché ha il diritto alla tutela della sua salute e non rischiare di morire”.

Roberto Ieraci, infettivologo e responsabile della strategia vaccinale del Lazio, intervenendo alla tavola rotonda ha sottolineato come il vaccino pediatrico sia sicuro ed efficace. “Negli Usa sono stati ormai vaccinati 5 milioni e mezzo di bambini e gli eventi avversi sono stati pari a zero- ha detto- dunque dobbiamo far sì che sia coperto dall’infezione il maggior numero di bambini, per loro stessi ma anche per proteggere la comunità scolastica: più vacciniamo e più togliamo la terra sotto ai piedi al virus”. Inoltre, ha aggiunto, “spero che presto sia disponibile anche la formulazione per vaccinare i bambini a partire dai 6 mesi”.

“Ogni bambino può essere vaccinato- ha aggiunto Villani- e le indicazioni sono quelle da seguire per qualunque altro vaccino e si limitano a non avere patologie acute in atto. Di fatto tutti possono essere vaccinati, bisogna solo scegliere tempo e luogo dove vaccinarli”.

Ma perché vaccinare i bambini? Gli esperti rispondono con i numeri. In Italia dall’inizio dell’epidemia al 9 novembre 2021 nella fascia di popolazione 0-19 anni sono stati confermati 791.453 casi di cui 8.451 ospedalizzazioni, 249 ricoveri in terapia Intensiva (39 nella fascia 5-11 anni). Nei primi 18 mesi nel nostro Paese ci sono stati 36 decessi in bambini e adolescenti, tasso che corrisponde a quello registrato negli Usa, con 146 decessi tra 5 e 11 anni, pari a circa 1 su 100.000. Secondo i dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità negli ultimi 2 mesi, c’è stato un incremento pari a 24.398 casi per la sola fascia di età 6-10 anni, mentre si rileva un’incidenza particolarmente elevata nella popolazione di età inferiore a 12 anni.

L’infezione da Covid-19 è più temibile nei bambini fragili che presentano condizioni di rischio quali le immunodeficienze (primarie o secondarie, malattie oncologiche, alcune patologie croniche cardiache, renali, respiratorie), i quadri severi di obesità e di diabete non adeguatamente controllato, la trisomia 21 e le patologie del neurosviluppo.

La vaccinazione riduce la possibilità di complicanze quali la MIS-C o Multi-Organ Inflammatory Syndrome in Children, una complicanza rara, finora osservata con una incidenza di 3/10.000 soggetti sotto i 21 anni. Tuttavia ci sono stati almeno 2.316 casi di MIS-C che è più comune nella fascia di età dai 5 agli 11 anni, oltre a essere fatale nell’1-2 % dei casi e richiedere cure intensive nel 60% al 70%.

“Il primo giorno di campagna 5-11 anni è andato molto bene- ha detto l’assessore D’Amato intervenendo all’evento con un video messaggio- sono stati vaccinati circa 1.000 bambini ed effettuate oltre 30.000 prenotazioni grazie al contributo determinante dei pediatri. Simbolicamente abbiamo iniziato dall’ospedale Spallanzani, essendo stato lo scorso anno l’ospedale protagonista dell’avvio della campagna vaccinale per gli adulti. Ci è sembrato quindi opportuno che fosse il luogo di inizio anche di questa campagna così importante, che vedrà determinante il ruolo dei pediatri e delle società scientifiche della pediatria”.

L’assessore ha poi evidenziato di voler agevolare il più possibile l’accesso alla vaccinazione, anche personalizzandola e dare grande attenzione al ruolo dell’accoglienza: “Abbiamo messo a disposizione oltre 50 centri vaccinale creando anche attività ludiche- ha ricordato- proprio per allentare la tensione e fare un’accoglienza adeguata con il gioco”.

All’incontro ha partecipato anche il direttore generale della Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria, Massimo Annichiarico, che ha condiviso l’iniziativa e ha risposto alle domande dei pediatri in collegamento.

In conclusione, ricordando il ruolo fondamentale dei pediatri di famiglia, Guido Castelli Gattinara, presidente della Società italiana di infettivologia pediatrica (Sitip), ha evidenziato come sia “fondamentale promuovere educazione sanitaria, perché uno dei compiti più importanti dei pediatri è proprio educare i bambini e le famiglie alla prevenzione e alla salute”.

FONTE: COMUNICATI STAMPA (Come Srl).