Janssen Oncology: nuovi farmaci per alcuni tumori

«Non solo farmaci, anche servizi per migliorare la qualità delle cure oncologiche»

La ricerca di Janssen Oncology è focalizzata su nuovi farmaci per il tumore della prostata, del polmone, della vescica, la leucemia mieloide acuta, i linfomi, oltre che per il mieloma multiplo. Per quest’ultima patologia, sono in studio terapie avanzate CAR-T e gli anticorpi bispecifici talquetamab e teclistamab, le novità 2021.

Janssen al fianco di pazienti, caregiver, medici e farmacisti ospedalieri in modo concreto con iniziative e servizi che contribuiscono a migliorare la qualità di vita.

Entro il 2023, i risultati di Janssen Oncology arriveranno a contribuire per il 50 per cento a quelli dell’azienda, a livello mondiale.

Janssen-inCOLOGNO MONZESE (MI) – 12 approvazioni di nuove indicazioni per i propri prodotti dell’area oncologica e onco-ematologica dal 2015 e 37 ulteriori sottomissioni, tra il lancio di nuove molecole ed estensione di indicazioni previste a livello mondiale da qui al 2023. Questi i numeri di Janssen Oncology, divisione specializzata dell’azienda farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson, la cui rilevanza sta progressivamente crescendo, come dimostra il fatto che entro il 2023 il 50 per cento dei risultati di Janssen a livello mondiale dipenderanno da quest’area terapeutica.

Janssen Oncology ha una vasta pipeline di prodotti promettenti nell’ambito della medicina personalizzata o di precisione. All’ultimo congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), ad esempio, sono stati presentati per la prima volta i risultati degli studi su talquetamab e teclistamab, due anticorpi bispecifici per il trattamento del mieloma multiplo recidivato o refrattario. Questa categoria di anticorpi monoclonali permette il riconoscimento e il legame con due diversi tipi di antigene, consentendo da un lato di riconoscere recettori espressi sulle cellule tumorali – nel caso specifico talquetamab si lega all’antigene GPRC5D (G-protein coupled receptor family C group 5 member D) e teclistamab a quello per la maturazione delle cellule B (BCMA) – dall’altro di riconoscere il recettore CD3 sui linfociti T provocandone l’attivazione e la conseguente citotossicità sulle cellule tumorali bersaglio.

«Rimanendo nell’ambito dell’immunoterapia, oltre ai già menzionati anticorpi bispecifici, come Janssen abbiamo in via di sviluppo avanzato anche la terapia ciltacabtagene autoleucel (cilta-cel). Questa è una terapia sperimentale a base di cellule T che esprimono un recettore chimerico per l’antigene (CAR-T) verso l’antigene di maturazione delle cellule B (BCMA) per il trattamento del mieloma multiplo per la quale abbiamo chiesto di recente l’autorizzazione all’immissione in commercio all’EMA», aggiunge Loredana Bergamini, Direttore Medico di Janssen Italia. Oggi Janssen Oncology in Italia dispone anche di altri farmaci come ibrutinib, il primo inibitore della tirosin chinasi di Bruton (BTK) a somministrazione orale per la leucemia linfatica cronica, il linfoma mantellare e la macroglobulinemia di Waldenstrom; daratumumab, capostipite dei farmaci biologici anti CD38 a infusione endovenosa per il mieloma multiplo, approvato un anno fa dalla Commissione europea anche nella sua formulazione sottocutanea; apalutamide, un’antagonista del recettore degli androgeni per il tumore alla prostata, disponibile in Italia dalla fine del 2019.

«Negli ultimi anni, la ricerca di Janssen Oncology si è focalizzata soprattutto sullo sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative in grado di rispondere ai bisogni di cura insoddisfatti dei pazienti e su forme tumorali per le quali le opzioni di cura sono ancora limitate» continua Loredana Bergamini. «Un esempio tra tutti è rappresentato da amivantamab, un anticorpo bispecifico per EGFR-MET per il trattamento di particolari classi di tumore polmonare avanzato come il carcinoma polmonare non a piccole cellule EGFR-mutato con alcuni tipi di alterazioni molecolari che lo rendono resistente ai trattamenti finora disponibili».

Ma l’impegno di Janssen Italia non si limita all’individuazione e allo sviluppo di soluzioni terapeutiche che rispondano ai bisogni di cura ancora insoddisfatti o rappresentino nuove opzioni per patologie in cui i trattamenti attualmente disponibili sono limitati. «È chiaro che ormai Janssen Italia non sia più solo un’azienda di prodotti, ma anche un’azienda di servizi. Per restare al fianco dei pazienti in modo molto concreto e quotidiano, abbiamo sviluppato iniziative e servizi che vogliono contribuire a migliorare la loro qualità di vita. Dalla creazione di siti web dedicati all’area onco-ematologica come www.prostatanonseisolo.it per fornire informazioni a caregiver e pazienti sul tumore prostatico e www.lmcome.it per i tumori ematologici, a programmi specifici per supportare il paziente durante il suo percorso diagnostico-terapeutico. Tra questi, “ConCura”, un programma di supporto terapeutico a metà fra il reale e il virtuale che permette di accompagnare le persone con leucemia linfatica cronica nel proprio percorso di cura; “Agenda Digitale”, un software che permette una gestione ingegnerizzata delle priorità dei centri onco-ematologici e l’ottimizzazione del flusso dei pazienti in Day Hospital, per un utilizzo più razionale di risorse e tempo e contestualmente rendere meno gravosa l’esperienza in ospedale dei pazienti», spiega Luca Carlo Nardi, Direttore Commerciale Janssen Italia.

Oltre a ciò, Janssen ha messo a disposizione dei servizi per l’assistenza domiciliare come “Janssen a Casa Tua”, per la consegna gratuita a domicilio dei propri farmaci ospedalieri a somministrazione orale e sottocutanea. Progetti particolarmente rilevanti e importanti durante il contesto pandemico che stiamo ancora vivendo e che consentono ai pazienti con malattie croniche e gravi di poter ridurre gli accessi in ospedale, garantendo loro al contempo la continuità terapeutico-assistenziale.

«La pandemia da Covid-19 ha rappresentato una grande sfida per tutte le persone che devono affrontare un tumore. La pressione sugli ospedali, i periodi di lockdown e la paura del virus hanno portato innanzitutto a un ritardo nella diagnosi per i mancati screening, effetto particolarmente grave se si considera quanto una diagnosi precoce sia fondamentale per aver una prognosi più favorevole. Oltre a ciò, si è assistito anche a un ritardo nelle cure in quanto i pazienti stessi hanno rinunciato a recarsi in ospedale per visite o terapie, disdicendo trattamenti o appuntamenti già fissati. In questo contesto, la telemedicina e la domiciliazione delle terapie rappresentano una grande opportunità per garantire una continuità terapeutico-assistenziale, fondamentale nella lotta ai tumori», conclude Stefania Vallone, Membro del Board e Coordinatrice Segreteria e Relazioni Internazionali, WALCE onlus – Women Against Lung Cancer in Europe (www.womenagainstlungcancer.org).

FONTE: Ufficio Stampa HealthCom Consulting (Laura Fezzigna).