Diabete: il paradosso felsineo

Bologna partecipa al programma internazionale Cities Changing Diabetes®

Nella Città metropolitana di Bologna risiedono oltre 63 mila persone con diabete, 23 mila tra i residenti nel capoluogo. Il dato percentuale sulla popolazione varia dal 5,9 per cento della città al 6,2 per cento medio del territorio della AUSL Bologna, con punte del 7 per cento nell’area Pianura ovest, mantenendosi in linea con la media nazionale.

Inferiore, rispetto al dato italiano, il tasso standardizzato di mortalità per diabete, tuttavia si riscontrano tassi di ospedalizzazione per malattia non controllata e per complicanze molto più elevati rispetto alla media nazionale.

Presentata oggi l’iniziativa Cities Changing Diabetes®, realizzata in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center, con il contributo di Novo Nordisk, numerose Istituzioni nazionali e amministrazioni locali, mondo accademico e società civile, nel corso di un convegno virtuale organizzato da ANCIComunicare con Anci Emilia-Romagna, Health City Institute, C14+.

Cities-Changing-Diabetes-inBOLOGNA – Dopo Roma, Milano, anche Bologna, insieme a Torino, Genova e Bari, partecipa al programma Cities Changing Diabetes®, l’iniziativa realizzata in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center, con il contributo di Novo Nordisk, coordinata in Italia da Health City Institute, in collaborazione con Ministero della salute e Istituto superiore di sanità, Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani, Intergruppo parlamentare qualità di vita nelle città, Istat, Fondazione Censis, Coresearch, Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation, le società scientifiche del diabete, della medicina generale e le associazioni di tutela dei diritti dei pazienti e di cittadinanza. Il programma, che si avvia a coinvolgere 40 metropoli di tutto il mondo, si propone di evidenziare il rapporto tra urbanizzazione e diabete tipo 2 e a promuovere iniziative per salvaguardare la salute dei cittadini e prevenire la malattia.

La presentazione dell’iniziativa nel capoluogo emiliano con il convegno dal titolo: “Promuovere in Emilia Romagna le politiche sulla salute nelle città”, organizzato in forma virtuale da ANCIComunicare insieme ad Anci Emilia-Romagna, Health City Institute, C14+, Italia Cities Changing Diabetes, e grazie al contributo non condizionato di Novo Nordisk. Nell’occasione è stato presentato anche il nuovo percorso di alta formazione per la figura professionale dello Health City Manager, un professionista in grado di migliorare il contesto urbano sul tema della salute, attraverso il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte politiche e l’impegno delle amministrazioni nella promozione della salute nella comunità. «Qualità della vita e programmazione urbanistica devono rientrare necessariamente nella gestione delle politiche della salute. La risposta che, come ANCI, abbiamo voluto dare all’affermazione del concetto diffuso di urban health risiede proprio nell’avvio del corso di alta formazione per Health City Manager, che abbiamo avviato lo scorso 23 aprile e che formerà 120 professionisti in grado di contribuire alle istanze di salute e benessere espresse dai cittadini. Dobbiamo introdurre una serie di azioni coordinate per l’effettiva realizzazione di politiche urbane che abbiano come priorità la salute e i suoi determinanti: il miglioramento della rete urbana dei trasporti, della qualità del verde cittadino e delle politiche ambientali, della promozione delle attività sportive, fino ovviamente ad interventi di welfare e partecipazione sociale», dice Enzo Bianco, Presidente Consiglio Nazionale ANCI e Presidente C14+.

«Il tema della tutela e della promozione della salute riveste un’importanza fondamentale per ANCI e l’impegno della nostra associazione è massimo. Sono lieto che il percorso di alta formazione per la figura dello Health City Manager abbia trovato in Bologna una fra le prime tre città italiane sperimentatrici, proprio con l’ambizione di riuscire a formare figure in grado di coordinare tale complessità e far sì che un approccio multidisciplinare e multisettoriale plasmi città più in salute pronte ad accogliere le energie e gli stimoli delle prossime generazioni», gli fa eco Roberto Pella, Vicepresidente Vicario di ANCI e Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete.

«I Comuni italiani sono sempre impegnati a fianco del sistema sanitario, come è stato dimostrato anche dall’emergenza Covid, che ha visto le amministrazioni comunali in prima linea: dalla rimodulazione dei servizi essenziali alle reti di sostegno, di aiuto ai più deboli, mettendo in campo uno sforzo generoso e straordinario, consapevoli – tutti – che eravamo davanti a qualcosa di inedito. Il sistema degli enti locali, lo dico senza alcuna intenzione di autocelebrazione, ha saputo dare in questo frangente una grande prova di sé», precisa Luca Vecchi, primo cittadino di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare.

«La necessità di cambio di paradigma, da tutti evocato, e portato alla luce in maniera così prorompente dall’emergenza sanitaria che stiamo tuttora vivendo, deve spingere a passare da un approccio passivo ad uno proattivo nella gestione dei percorsi di prevenzione e cura. Il che implica anche ridisegnare le strutture e le forme di assistenza primaria, integrando aree disciplinari e settoriali nell’orizzonte della cosiddetta ‘salute unica’», aggiunge Andrea Gnassi, Presidente ANCI Emilia-Romagna e Sindaco di Rimini.

Nell’area della città metropolitana di Bologna risiedono, secondo le elaborazioni di Health City Institute su dati ISTAT, oltre 63 mila persone con diabete, 23 mila nel solo capoluogo. Il dato percentuale sulla popolazione varia dal 5,9 per cento della città al 6,2 per cento medio del territorio della AUSL Bologna, con punte del 7 per cento nell’area Pianura ovest, mantenendosi abbastanza in linea con la media nazionale del 5,8 per cento. Più basso, rispetto al dato italiano, risulta il tasso standardizzato di mortalità per diabete, tuttavia si riscontrano tassi di ospedalizzazione per malattia non controllata e per complicanze molto più elevati rispetto alla media italiana: una sorta di “paradosso felsineo”. «Una consolidata e ricca esperienza di analisi permette alla città di Bologna di affrontare le tematiche che riguardano il diabete urbano e le fragilità con un approccio multidisciplinare. Ne sono chiaro esempio l’importante studio sul diabete ed i migranti – ARNO Migranti – attuato qualche anno fa dal professor Giulio Marchesini, o il lavoro dell’ASL di Bologna, diretta dal dottor Paolo Pandolfi, sulla prevalenza del diabete quartiere per quartiere di Bologna ed area metropolitana. In linea con questi temi, da qualche anno è attiva una cabina di regia che, riunendo in un unico tavolo il Comune di Bologna, l’Ufficio Scolastico Emilia-Romagna, l’Università Alma Mater e le due Aziende sanitarie bolognesi sta sviluppando studi e iniziative congiunte che racchiudano e sfruttino tutti i saperi e le vocazioni della comunità urbana», ricorda Uberto Pagotto, Presidente Comitato Scientifico Bologna Cities Changing Diabetes e Professore Ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Bologna.

«La città di Bologna e l’Emilia-Romagna nel suo complesso rappresentano un inestimabile potenziale di sviluppo e innovazione per i temi di salute pubblica che oggi affrontiamo, anche alla luce degli impatti che la pandemia da COVID-19 ha determinato. Si pone, oggi più che mai, la necessità di studiare e monitorare i determinanti di salute degli individui e delle comunità, all’interno dei contesti urbani e in rapporto alla relazione che questi ultimi instaurano con i territori circostanti e i city-users. Una strategia efficace richiederà di porre la salute nelle città al centro di una pianificazione strategica e di un’azione inclusiva e resiliente, in grado di determinare più salute e più benessere per le comunità e di ispirare comportamenti, individuali e collettivi, volti a una migliore qualità di vita», commenta Andrea Lenzi, Presidente Health City Institute e del Comitato Nazionale Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita – Presidenza Consiglio dei ministri.

«Oggi, oltre la metà della popolazione del pianeta vive nelle città, e questa percentuale salirà a due terzi entro il 2050. La città esalta le disuguaglianze sociali e crea aree di deprivazione che si traducono in rischi per la salute, particolarmente nell’area delle malattie croniche non trasmissibili. Tra queste, il diabete urbano è l’oggetto di una sfida globale lanciata col progetto internazionale Cities Changing Diabetes anche in varie città italiane e raccolta da ANCI Emilia-Romagna per promuovere le politiche sulla salute», spiega Giulio Marchesini, Presidente Comitato Esecutivo di Bologna Cities Changing Diabetes. Oltre 3 miliardi di persone nel mondo vivono, infatti, in città metropolitane e megalopoli; nel 2050 saranno 7 su 10. Un filo sottile, ma evidente, lega il fenomeno dell’inurbamento alla crescita di malattie come il diabete o l’obesità. Esiste una suscettibilità genetica a sviluppare la malattia, cui si associano fattori ambientali legati allo stile di vita. Oggi, vive nelle città il 64 per cento delle persone con diabete, l’equivalente di circa 246 milioni di persone, ma il numero è destinato a crescere.

«L’impegno di Bologna nel progetto Cities Changing Diabetes, manifestato con la firma del Sindaco Virginio Merola alla Urban Diabetes Declaration, ha inserito la città nel consesso di quelle che, a livello internazionale, si impegneranno sulle sfide al diabete correlate all’urbanizzazione. Le città che sottoscrivono questo documento rispetteranno cinque principi guida per rispondere alla sfida del diabete urbano: investire nella promozione della salute e del benessere a lungo termine, agire sui determinanti sociali e culturali che sono le cause profonde che determinano le opportunità di una vita sana per i cittadini, integrare la salute in tutte le politiche, coinvolgere attivamente le comunità e creare soluzioni di partenariato con altri settori in modo trasversale», ricorda Federico Serra, Direttore Italia Cities Changing Diabetes.

«Con il progetto Cities Changing Diabetes, Bologna vuole promuovere il benessere delle comunità e il sostegno alle fragilità, tenendo conto dell’impatto sulla salute degli aspetti socio-economici, educativi e culturali, nella grande sfida di intercettare la diffusione del diabete di tipo 2 e arginare progressivamente il fenomeno. Con l’adesione a questo progetto internazionale, Bologna intende avviare ulteriori studi e analisi per rafforzare la base di conoscenze e nuove strategie di intervento per la prevenzione del diabete urbano e rafforzare le competenze della comunità nel campo degli stili di vita salutari», conclude Virginio Merola, Sindaco di Bologna.

FONTE: Ufficio Stampa HealthCom Consulting (Diego Freri).