Diabete urbano: a Torino il record negativo per il Nord Italia

Torino aderisce al programma internazionale Cities Changing Diabetes®

Nella Città metropolitana piemontese risiedono quasi 135 mila persone con diabete, il 6 per cento della popolazione censita; 52 mila le persone con diabete tra i residenti della città.

L’annuncio dell’adesione del capoluogo piemontese all’iniziativa realizzata in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center, con il contributo di Novo Nordisk, numerose Istituzioni nazionali e amministrazioni locali, mondo accademico e società civile, nel corso di un convegno virtuale organizzato da ANCIComunicare insieme ad Anci Piemonte, Health City Institute, C14+, Cities Changing Diabetes.

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Foto di Tesa Robbins da Pixabay

TORINO – Dopo Roma e Milano, anche Torino entra nel programma Cities Changing Diabetes®, l’iniziativa realizzata in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center, con il contributo di Novo Nordisk, coordinata in Italia da Health City Institute, in collaborazione con Ministero della salute e Istituto superiore di sanità, Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani, Intergruppo parlamentare qualità di vita nelle città, Istat, Fondazione Censis, Coresearch, Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation, le società scientifiche del diabete, della medicina generale e le associazioni di tutela dei diritti dei pazienti e di cittadinanza.

Il programma, che si avvia a coinvolgere oggi 40 metropoli di tutto il mondo, si propone di evidenziare il rapporto tra urbanizzazione e diabete tipo 2 e a promuovere iniziative per salvaguardare la salute dei cittadini e prevenire la malattia. «Parlare di urban health e diabete urbano oggi è fondamentale e prioritario: si tratta di una sfida globale, per la quale le città sono chiamate a diventare centri di innovazione nella gestione e nella risposta ai fenomeni epidemiologici in atto. Una strategia efficace richiede un approccio finalmente multidisciplinare e trasversale, in cui i saperi, a partire da quelle medico e scientifico, possano supportare le scelte di salute pubblica da parte di decisori politici così come dei cittadini stessi. La città metropolitana di Torino sta sperimentando questa alleanza che senza dubbio potrà rappresentare un modello per tutto il territorio regionale cui ci rivogliamo con l’evento di oggi», spiega Andrea Lenzi, Presidente Health City Institute e del Comitato Nazionale Biosicurezza e Bioetica – Presidenza Consiglio dei ministri.

L’annuncio dell’adesione del capoluogo piemontese al programma Cities Changing Diabetes® sarà dato nel corso del convegno virtuale organizzato da ANCIComunicare insieme ad Anci Piemonte, Health City Institute, C14+, Italia Cities Changing Diabetes, e grazie al contributo non condizionato di Novo Nordisk, intitolato: “Promuovere in Piemonte le politiche sulla salute nelle città”. «È necessario uno sforzo congiunto che promuova la consapevolezza del valore della salute pubblica, in una governance multilivello tra Comuni, Autorità sanitarie locali e Regioni, con l’obiettivo comune di perseguire il benessere collettivo e prevenire i rischi per la salute delle nostre comunità. La pandemia ha fatto emergere nuove vulnerabilità e fragilità sociali. Siamo oggi chiamati a lavorare garantendo sussidiarietà e prossimità, attraverso il potenziamento delle reti territoriali per la prevenzione, la cura e l’assistenza e rafforzando altresì il ruolo dei Sindaci, a cui deve essere garantita piena operatività su tutto il territorio nazionale», commenta Enzo Bianco, Presidente Consiglio Nazionale ANCI e Presidente C14+.

Nell’area della città metropolitana di Torino risiedono, secondo le elaborazioni di Health City Institute su dati ISTAT, circa 135 mila persone con diabete, 52 mila nel solo capoluogo. Torino occupa, in termini assoluti, la quarta piazza nella graduatoria della città metropolitane italiane per popolazione residente colpita dalla malattia – dopo Roma, Napoli e Milano. Tuttavia, è al primo posto tra quelle del Nord Italia in termini percentuali. Paragonandola, ad esempio, alla vicina Milano, che la precede nella classifica con circa 180 mila residenti, pari al 5,6 per cento della popolazione, le persone con diabete dell’area metropolitana torinese corrispondono al 6 per cento dei residenti. «Le malattie metaboliche, in particolare il diabete e l’obesità, rappresentano un elevato rischio per la salute, determinando molto spesso complicanze cardiovascolari. È possibile prevenire e curare queste malattie a livello urbano anche attraverso molteplici progetti che ispirino stili di vita più sana», dice Ezio Ghigo, Presidente Comitato Esecutivo Torino Cities Changing Diabetes.

«Mai come in questa congiuntura pandemica è risultato evidente il legame tra salute e politiche non sanitarie. La salute è diventata il criterio normativo per limitare la libertà di movimento, regolare il funzionamento delle nostre comunità, contenere le attività sociali e culturali, disciplinare quelle produttive e scolastiche. L’emergenza ha reso evidente a tutti, pubblico e decisori, e in modo drammatico quanto le variazioni di salute in una comunità debbano essere la metrica con cui ogni politica, intervento e pratica debba misurarsi, sia prima di essere stabilita e programmata per modularne il risultato atteso sia dopo essere stata eseguita per valutarne l’impatto osservato. Le città sono il contesto adatto in cui questo virtuoso processo può essere costruito anche grazie alle innovazioni che i programmi del Piano di Resilienza e Ripresa renderanno possibili», aggiunge Giuseppe Costa, Presidente Comitato Scientifico Torino Cities Changing Diabetes, Professore Ordinario di Igiene dell’Università di Torino.

Oltre 3 miliardi di persone nel mondo vivono oggi in città metropolitane e megalopoli: Tokyo ha 37 milioni di abitanti, Nuova Delhi 22 milioni, Città del Messico 20 milioni. Poco meno di 15 anni fa, per la prima volta nella storia dell’Umanità, la popolazione mondiale residente in aree urbane ha superato la soglia del 50 per cento e questa percentuale è in crescita, come indicano le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2030, 6 persone su 10 vivranno nei grandi agglomerati urbani, nel 2050 7 su 10. Un filo sottile ma evidente, inoltre, lega il fenomeno dell’inurbamento alla crescita di malattie come il diabete o l’obesità. Esiste infatti una suscettibilità genetica a sviluppare la malattia, cui si associano fattori ambientali legati allo stile di vita. Oggi, vive nelle città il 64 per cento delle persone con diabete, l’equivalente di circa 246 milioni di persone, ma il numero è destinato a crescere. La principale arma a disposizione per frenare questa avanzata è la prevenzione, attraverso la modifica di quei fattori ambientali, educativi e culturali che la favoriscono. Per questo motivo è nato Cities Changing Diabetes®.

«L’impegno di Torino nel progetto internazionale Cities Changing Diabetes, manifestato con la firma della Sindaca Chiara Appendino alla Urban Diabetes Declaration, di fatto ha fatto entrare la città tra le 36 città che a livello internazionale si impegneranno sulle sfide al diabete correlate all’urbanizzazione. Le città che sottoscrivono l’Urban Diabetes Declaration si impegnano a rispettare cinque principi guida per rispondere alla sfida del diabete urbano: investire nella promozione della salute e del benessere a lungo termine, agire sui determinanti sociali e culturali che sono le cause profonde che determinano le opportunità di una vita sana per i cittadini, integrare la salute in tutte le politiche, coinvolgere attivamente le comunità e creare soluzioni di partenariato con altri settori in modo trasversale», conclude Federico Serra, Direttore Italia Cities Changing Diabetes.

FONTE: Ufficio Stampa HealthCom Consulting (Diego Freri).