Tumori della pelle: casi in aumento ma sempre più curabili grazie alla diagnosi precoce

BRESCIA – I casi di tumore alla pelle sono in aumento in tutto il mondo, in particolare è in aumento il melanoma, il tumore più severo. E’ pertanto necessario migliorare e intensificare le campagne di informazione della popolazione e di formazione del personale sanitario. All’inizio del secolo scorso nessuno si salvava; 50-60 anni fa guariva solo il 10-15%, mentre oggi si arriva ad oltre l’80% dei malati. Con la diagnosi precoce si può arrivare quasi al 100%. Proprio per il melanoma, che in Italia colpisce ogni anno circa 9 mila persone e ne uccide 1.500, la diagnosi precoce fa la differenza tra vita e morte.

Prevenzione e diagnosi precoce dei tumori cutanei sono i temi principali del master di Dermoscopia che si terrà sabato 15 dicembre, a Brescia, organizzato dalla Clinica dermatologica dell’università degli studi di Brescia e realizzato grazie al contributo incondizionato di Bioderma Laboratoire Dermatologique.

“La prevenzione, sostiene Piergiacomo Calzavara Pinton, direttore della clinica dermatologica dell’università di Brescia, può essere ottenuta con una sempre migliore conoscenza dei processi che portano alla comparsa del processo neoplastico e il messaggio non può essere solo quello semplicistico di evitare le esposizioni ed applicare solari con fattore di protezione sempre più alto. L’ attenzione dovrebbe essere focalizzata sull’ insegnamento di corrette modalità di applicazione delle protezioni e sulla giusta scelta del filtro solare più che solo sul suo SPF e su una corretta modalità di ottenere una abbronzatura piuttosto che sulla completa privazione dalle esposizioni”.

“In fatto di diagnosi precoce e trattamento dei melanomi i centri dermatologici italiani si stanno dimostrando in linea con i centri di riferimento internazionali”, sostiene Giuseppe Argenziano, dermatologo presso l’arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, presentando i dati della sua ricerca in occasione dell’ultimo congresso della Società Italiana di Dermatologia (SIDeMaST) conclusosi recente. “In Italia infatti circa l’85% dei melanomi sono trattati in fase precoce, sono individuati cioè quando il loro spessore è limitato: il 43.4% è inferiore a 1 mm e il 40.2% non ha ancora superato il limite dell’epidermide, lo strato più superficiale della pelle”, spiega Argenziano. Questo è un dato importante perché se la diagnosi viene fatta nella fase iniziale la mortalità può essere ampiamente ridotta e la prognosi migliorata.

L’aumento dei tumori della pelle, in gran parte causati da un’errata modalità di esposizione al sole e alle radiazioni UV, ha portato ad affinare le tecniche di riconoscimento nelle fasi iniziali della loro comparsa. Oltre all’esperienza clinica, per distinguere il melanoma lo specialista dermatologo può avvalersi di una tecnica non invasiva denominata demoscopia, che consiste nel valutare i nevi con ingrandimenti di varie dimensioni così da permettere di individuare caratteristiche non visibili a occhio nudo. “La dermoscopia è in grado di incrementare la sensibilità diagnostica del melanoma fino al 35% rispetto al semplice esame clinico, riducendo così anche inutili asportazioni benigne”, sostiene Ausilia Manganoni, responsabile della Melanoma Unit della Clinica dermatologica dell’università di Brescia. Una nuova metodica per individuare il melanoma è la microscopia confocale. “La microscopia confocale – spiega Argenziano – è una tecnica ottica che permette di ottenere una serie di immagini che riproducono i sottilissimi strati paralleli che compongono il nevo. La risoluzione delle immagini ottenute è così accurata che permette di visualizzare le strutture cellulari con molta precisione, a diverse profondità”.

I centri dermatologici che utilizzano queste nuove tecniche di diagnosi individuano con maggior precisione il tumore della pelle, portando così a una diminuzione dei falsi positivi clinici, cioè le asportazioni non necessarie di nevi, e una riduzione dei conseguenti costi per il Servizio sanitario nazionale. Secondo uno studio condotto nell’arco di 10 anni in 23 centri di riferimento dermatologici presenti in 13 Paesi, il numero di asportazioni necessarie per trovare un melanoma è del 29.4% contro l’8.7% delle cliniche dove si utilizzano queste nuove tecniche e l’Italia è perfettamente in linea con quest’ultimo risultato. Uno studio relativo all’anno 2011, coordinato dal Prof. Argenziano, realizzato su 74.475 pazienti ha dimostrato che nel nostro Paese si riscontra un melanoma ogni 8 lesioni asportate, indice del fatto che la prevenzione e la diagnosi precoce sono sempre più attuate attraverso metodiche avanzate.

Ci sono però ampi spazi di miglioramento, infatti molti centri ricorrono ancora alla diagnostica tradizionale. Allora che fare? “Vale sempre la regola di sottoporsi a controlli regolari, anche in un momento di crisi economica, ricordiamo che si può prenotare una visita all’anno in un Centro dermatologico ospedaliero pagando solo il ticket. E’ proprio così che ci si accorge che un neo ha subito cambiamenti di forma, colore e dimensione. È un controllo che dovrebbero fare tutti, anche i giovani, perché il melanoma è in aumento tra gli under 40: al momento, due diagnosi su dieci sono nella fascia tra i 15 e i 39 anni” conclude Calzavara Pinton.

 

FONTE: HealthComConsulting