La terapia anti-Alzheimer per persone sane ma predisposte

Partirà presto uno studio su un farmaco per prevenire la demenza. Arruolate in Colombia 300 persone, anche trentenni, da un’unica famiglia dove la malattia colpisce sin dai 45 anni.

L’Alzheimer è un morbo spesso inarrestabile: ora si proverà a fermarlo prima che appaia, curando chi (ancora) non ce l’ha. Verrà somministrato un farmaco – una iniezione ogni 15 giorni – in anticipo sul manifestarsi dei sintomi della malattia. E’ la prima  volta che si cerca di prevenire l’Alzheimer in persone sane. Alcune di appena  30 anni di età, mentre è noto che questa demenza, battezzata col nome del ricercatore tedesco che per primo la descrisse nel 1906, Alois Alzheimer, è tipica della senescenza.

IN USA MALATI IN AUMENTO – Lo studio è americano e partirà all’inizio dell’anno prossimo, ma è stato già annunciato, data la sua peculiarità, e con l’intervento del direttore dei National Institutes of Health, dottor Francis S. Collins, ottenendo larga eco sul New York Times. Negli Stati Uniti si calcola siano 4-5 milioni i malati di questa devastante malattia che cancella la memoria, destinati a crescere con l’arrivo all’età della pensione della generazione dei baby boomers.         .

LA SPERIMENTAZIONE – Le persone arruolate per la ricerca sono 300 e sono state scelte in Colombia da un’unica “famiglia” estesa, forte infatti di 5.000 membri, tra i quali l’Alzheimer è estremamente diffuso, e si presenta presto: i primi segnali a 45 anni, la piena malattia a 51 anni.  Abitanti a Medellin e in remoti villaggi di montagna della zona, i membri della famiglia sotto indagine sono segnati da una particolare mutazione genetica. Quelli che hanno tale mutazione possono essere lontani anni e anni dall’apparizione dei primi sintomi, alcuni come già detto hanno solo 30 anni. Ma l’incombere della malattia è così pesante da indurli a tentare questa prova.

«NON VOGLIO FIGLI» – «Per lo meno non ci sentiamo più soli sotto questa spada di Damocle», ha dichiarato Gladys Betancur, 39 anni, che avendo avuto la madre morta di Alzheimer e tre fratelli già colpiti, ha addirittura scelto di sottoporsi a isterectomia per non avere figli e dunque non poter trasmettere la sua possibile specificità genetica.

Il farmaco che verrà somministrato si chiama Crenezumab, prodotto dalla Genertech (co-finanziatrice del progetto), e attacca le placche amiloidi nel cervello che molti studiosi, ma non tutti, ritengono la causa prima dell’Alzheimer. Lo studio durerà cinque anni, ma già tra due si ritiene che saranno disponibili dati significativi.

FONTE: Fondazione Umberto Veronesi